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I consiglieri della Lega Nord hanno presentato un ordine del giorno che prende le mosse dall’ultima relazione della DIA: “Indispensabile il lavoro delle istituzioni per combattere un fenomeno giunto ormai a livelli preoccupanti”

Il gruppo della Lega Nord in Consiglio provinciale (Stefano Tombari, Francesca Carlotti, Paolo Roggero e Romano Albertini) ha presentato un ordine del giorno per chiedere alla Presidente della Provincia di mettere in campo ogni mezzo e strumento disponibile per contrastare il fenomeno delle infiltrazioni mafiose.

In particolare, chiede alla Provincia di collaborare con tutti i soggetti del territorio in modo sempre più efficace, di prendere coscienza del fatto che la lotta alle mafie, insieme al contrasto alla crisi economica, è una delle maggiori priorità di cui l’ente deve farsi carico, di monitorare il fenomeno e di riferire periodicamente al Consiglio provinciale, di valorizzare le imprese virtuose rimuovendo i comportamenti illegali che alterano il libero mercato e la libera concorrenza, e di aumentare i controlli nei cantieri.

L’ordine del giorno prende spunto dalla relazione della DIA (Direzione Investigativa Antimafia) pubblicata nei giorni scorsi che si riferisce al primo semestre 2010, dalla quale emerge con chiarezza come l’Emilia-Romagna sia una delle Regioni del Nord maggiormente colpite da pericolose ed allarmanti infiltrazioni mafiose.

In particolare per quanto riguarda Reggio Emilia “si parla di una presenza diretta della cosca Grande Aracri e di alcuni personaggi riconducibili alle ‘ndrine dei Barbaro, Strangio, Nirta e dei Bellocco. Sul nostro territorio – prosegue il documento – vi è quindi la presenza accertata di ‘ndrine calabresi, di casalesi e di clan pugliesi riconducibili alla Sacra Corona Unita”.

Il documento riprende poi alcuni fatti avvenuti negli ultimi mesi: “il 10 novembre è stato siglato, da Stefano Landi, in qualità di Presidente della Associazione Industriali di Reggio Emilia, e dal prefetto Antonella De Miro, un “Protocollo di legalita”, recependo quello già sottoscritto da Ministero dell’Interno e Confindustria il 18 maggio scorso, che rafforza la collaborazione tra le forze dell’ordine e le imprese per contrastare il pericoloso fenomeno delle infiltrazioni mafiose nel tessuto produttivo della nostra provincia, e che prevede, tra l’altro, la richiesta del certificato antimafia anche per gli appalti “sotto soglia”, nonché  la pubblicità in internet dei dati delle imprese subappaltatrici, già prevista negli appalti pubblici e che ora viene proposta anche ai privati;  il 23 novembre a Coviolo di Reggio Emilia è avvenuto l’ennesimo atto criminoso di probabile stampo mafioso ai danni di un imprenditore edile originario della Calabria; il 24 novembre è intervenuto sulla stampa locale Tristano Mussini, attuale presidente provinciale della Cna, il quale ha fatto una chiamata di responsabilità a quei “commercialisti, ragionieri, avvocati e notai che tengono la contabilità e risolvono questioni legali per chi fa parte di associazioni mafiose, favorendone l’attività”. Mussini ha dichiarato inoltre: “Abbiamo cominciato a denunciare infiltrazioni mafiose qualche anno fa, quando l’economia andava ancora bene e non si sospettava che la malavita potesse radicarsi in queste terre. Avevamo detto che ci doveva essere attenzione, specie nei settori dell’autotrasporto e delle costruzioni.” E ancora: “E’ evidente che si creano condizioni di disparità e di difficoltà negli appalti, perché le nostre imprese non sono in grado di competere. Per noi il denaro ha un certo costo, mentre altri, che fruiscono di soldi riciclati, sono più avvantaggiati. Sarebbe importante coinvolgere il sistema bancario”. Lo stesso giorno è intervenuta pubblicamente anche Cristina Carbognani, presidente di Confapi che, in merito al ruolo delle associazioni malavitose, ha dichiarato: “La nostra associazione promuove tra gli associati linee-guida e prassi virtuose con un duplice scopo: da una parte preservare la parte del sistema economico territoriale da possibili e temibili aggressioni mafiose, dall’altro favorire la collaborazione fra imprese sane ed emarginare quelle che attingono linfa dal tessuto criminale. L’associazione inoltre si è resa garante dell’affidabilità delle proprie imprese, attraverso il monitoraggio costante delle loro credenziali”. La Carbognani ha dichiarato inoltre: “Chiediamo pubblicamente che vengano resi identificabili i nominativi coinvolti per non criminalizzare un intero sistema di imprese virtuose che permangono sul territorio e sono già duramente colpite dalla crisi”; nei giorni scorsi Iren ha revocato l’incarico ad un consorzio reggiano di imprese edili perché la prefettura ha negato il certificato antimafia”.

Appare quindi chiaro, secondo i consiglieri della Lega, che tali sodalizi criminali non possono più essere considerati come semplici infiltrazioni mafiose, bensì debbono essere ritenuti a tutti gli effetti veri e propri soggetti economici surrettiziamente amalgamati nel tessuto economico locale, senza comunque disdegnare le proprie tradizioni più violente e criminali: purtroppo, prova ne sono gli articoli di cronaca nera che, nella nostra provincia, così come nelle altre, stanno a testimoniare come l’emergenza criminalità sia esplosa in modo dirompente nella nostra regione.

“Questo ordine del Giorno – ha commentato il capogruppo Stefano Tombari – è l’ennesima dimostrazione che la Lega Nord è da sempre fortemente impegnata nel contrasto all’illegalità e pertanto ritiene indispensabile la mobilitazione delle istituzioni, ad ogni livello”.

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