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INTERPELLANZA

Premesso che

secondo quanto riportato da organi di stampa locali e nazionali, risulta aperta un’indagine per mafia sulla stazione Mediopadana, e in particolare sulla presenza nel cantiere, in qualità di custode, di un pluripregiudicato di origine catanese, presenza già ritenuta inopportuna dalla Prefettura di Reggio Emilia;

gli stessi organi di stampa riportano la notizia di interventi da parte di funzionari della Provincia,  perché alla persona di cui sopra fosse garantito il posto di lavoro, senza che l’Ente abbia provveduto a smentire con precisione tale specifica notizia;

sempre secondo gli organi di stampa, in merito all’eventuale licenziamento del 59enne catanese, ritenuto afffiliato ad un clan mafioso, era stata convocata una riunione all’ufficio “Km 129″ in via della Frumentaria in centro a Reggio, a cui hanno partecipato responsabili di Italferr, Comune, Provincia, Rfi di Bologna e Cimolai spa, partecipazione singolarmente massiccia per un problema di gestione di risorse umane complessivamente ordinario;

la persona incaricata del servizio di custodia del cantiere risulta inclusa nell’ambito di un progetto di reinserimento lavorativo attivato dai servizi sociali dell’Ausl e dalla Provincia, enti competenti in materia, come ha sottolineato il Comune di Reggio Emilia in una sua nota di lunedì 3 giugno;

 

considerato che

tale persona è stata segnalata fin dal 28 gennaio 1998 dal Ministero di Grazia e Giustizia, ministro Giovanni Maria Flick, al Ministero del Lavoro (Ufficio provinciale del lavoro) per essere assunta sulla base delle leggi allora vigenti a favore degli invalidi, e che il 17 aprile 2001 l’Ausl di Reggio Emilia segnalava all’allora dirigente del Servizio Lavoro della Provincia la necessità di procedere all’inserimento lavorativo di tale persona attraverso il collocamento mirato;

la Provincia, con sua nota del 3 giugno, ribadisce che le mansioni affidate alla persona in oggetto sono state decise in piena autonomia dalle singole aziende, pur ammettendo che si occuparono della vicenda gli uffici dei “Centri per l’impiego”;

tra le funzioni dei suddetti “Centri per l’impiego” una delle più importanti è quella di orientamento professionale, funzione esercitata anche nell’ambito del collocamento mirato dei disabili, e risulterebbe quindi strano che gli uffici suddetti non fossero al corrente delle mansioni che lo stesso sarebbe andato a svolgere, considerando che si ritiene espletino con zelo le loro funzioni, e tengano monitorate le posizioni fino all’assegnazione della mansione, se non altro per doverosi fini statistici;

risulta paradossale che, nel “favorire l’incontro tra le esigenze dei datori di lavoro e le caratteristiche individuali delle persone disabili”, e nel definire il profilo di tali persone, che comporta “conoscerne le capacità, le attitudini e le potenzialità” – cfr. il documento “Collocamento mirato” della Provincia – a nessun livello ci si preoccupi di verificare i loro precedenti penali, soprattutto per crimini recidivanti, rischiando di orientarli e inserirli in una mansione quanto meno a rischio per altri cittadini;

 

interpella la presidente Sonia Masini per sapere

 se il percorso riabilitativo del soggetto era relativo ad un reinserimento per disabilità o per altri motivi;

se rispondono al vero le notizie apparse sui media, che si riferiscono a pressioni esercitate da funzionari della Provincia;

in caso affermativo, in ossequio a un principio di trasparenza nei confronti dei cittadini, i nominativi dei funzionari in questione, e se le loro pressioni fossero esercitate nel regolare esercizio delle proprie funzioni;

se era al corrente delle indicazioni della Prefettura di Reggio Emilia, che riteneva la presenza del soggetto inopportuna nel contesto di quel cantiere;

se intende rivedere ed integrare le procedure di preselezione e orientamento professionale, fornite dai “Centri per l’impiego”, in tutte le proprie aree di pertinenza, ivi inclusa quella del “Collocamento mirato”.

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