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Ordine del giorno

IL CONSIGLIO PROVINCIALE DI REGGIO EMILIA

PREMESSO CHE


-          nei mesi scorsi è stata consegnata al Parlamento la relazione della Dia (Direzione Investigativa Antimafia) relativa al primo semestre del 2010;

-          dalla relazione emerge che l’Emilia Romagna è una delle regioni del nord maggiormente colpite da pericolose ed allarmanti infiltrazioni mafiose;

-          tale rapporto ha messo nero su bianco i nomi delle famiglie che storicamente si sono inserite nella Regione e che, nonostante i ripetuti allarmi, sembrano avere ormai messo radici sul nostro territorio.

CONSTATATO CHE

-          nelle province di Bologna, Modena, Reggio Emilia e Parma si parla di una presenza ”diretta” della cosca Grande Aracri e “di alcuni personaggi riconducibili alle ‘ndrine dei Barbaro, Strangio, Nirta e dei Bellocco”. Sul nostro territorio vi è quindi la presenza accertata di ‘ndrine calabresi, di casalesi e di clan pugliesi riconducibili alla Sacra Corona Unita;

-          il rapporto della Dia riconosce ai casalesi un “significativo profilo di imprenditoria criminale”, dotato di “reali capacità tecnico-imprenditoriali che li mette in grado di aggiudicarsi gli appalti e ad acquisire le concessioni, non solo nell’area casertana, ma anche in territori extraregionali non storicamente condizionati dall’endemica presenza della criminalita’ camorristica, quali quello emiliano”;

-          a Bologna la Dia certifica la presenza di “soggetti legati a Francesco Schiavone (Sandokan), il capo supremo dei Casalesi, ora confinato nel carcere di Modena in regime di 41 bis. Proprio sotto la Ghirlandina il pericolo più consistente è quello dell’estorsione ai danni di piccoli imprenditori di origine campana”. Un fenomeno comprovato nei mesi scorsi da una serie di maxi sequestri che hanno comportato la confisca di ben sei milioni di euro. Le rendite dell’estorsione finiscono poi in “accertate società imprenditoriali” attive nel campo dell’edilizia;

-          a riprova dell’”extraregionalità inconfutabile” della malavita campana, la relazione della Dia racconta di una progressiva “espansione” verso le province circostanti a Bologna;

CONSTATATO ALTRESI’ CHE

-          nei primi sei mesi dell’anno su 12.828 segnalazioni di operazioni finanziarie sospette ad alto rischio di riciclaggio registrate in Italia, ben 910 (il 7,09% del totale (al quinto posto in Italia dietro Lombardia, Lazio, Campania e Toscana) provenivano dal territorio emiliano-romagnolo;

-          il 4,5% del totale nazionale di queste operazioni è stato effettivamente sottoposto dagli organi investigativi ad indagini più approfondite;

-          nel primo semestre del 2010 l’Emilia-Romagna risulta al quarto posto tra le regioni del centro-nord per reati di estorsione: 106 i casi documentati, inferiori solo a Lombardia (301), Piemonte (186) e Toscana (134);

-          per quanto riguarda l’usura, ne sono stati segnalati 9 casi in regione;

-          la relazione della Dia evidenzia anche il resoconto delle attività dell’Osservatorio centrale degli appalti pubblici: tra gennaio e giugno, in regione, sono state effettuate due ispezioni in cantieri (sulle 61 totali in Italia) che hanno prodotto controlli su 459 persone, 60 imprese e 396 mezzi.

PRESO ATTO CHE

-          il 10 novembre u.s. è stato siglato, da Stefano Landi, in qualità di Presidente della Associazione Industriali di Reggio Emilia, e dal prefetto Antonella De Miro, un “Protocollo di legalita”, recependo quello già sottoscritto dal Ministero dell’Interno e Confindustria il 18 maggio scorso, che rafforza la collaborazione tra le forze dell’ordine e le imprese per contrastare il pericoloso fenomeno delle infiltrazioni mafiose nel tessuto produttivo della nostra provincia, e che prevede, tra l’altro, la richiesta del certificato antimafia anche per gli appalti “sotto soglia”, nonché  la pubblicità in internet dei dati delle imprese subappaltatrici, già prevista negli appalti pubblici e che ora viene proposta anche ai privati;

-          il 23 novembre scorso a Coviolo di Reggio Emilia è avvenuto l’ennesimo atto criminoso di probabile stampo mafioso ai danni di un imprenditore edile originario della Calabria;

-          il 24 novembre è intervenuto sulla stampa locale Tristano Mussini, attuale presidente provinciale della Cna, il quale ha fatto una chiamata di responsabilità a quei “commercialisti, ragionieri, avvocati e notai che tengono la contabilità e risolvono questioni legali per chi fa parte di associazioni mafiose, favorendone l’attività”. Mussini ha dichiarato inoltre: “Abbiamo cominciato a denunciare infiltrazioni mafiose qualche anno fa, quando l’economia andava ancora bene e non si sospettava che la malavita potesse radicarsi in queste terre. Avevamo detto che ci doveva essere attenzione, specie nei settori dell’autotrasporto e delle costruzioni.” E ancora: “E’ evidente che si creano condizioni di disparità e di difficoltà negli appalti, perché le nostre imprese non sono in grado di competere. Per noi il denaro ha un certo costo, mentre altri, che fruiscono di soldi riciclati, sono più avvantaggiati. Sarebbe importante coinvolgere il sistema bancario”;

-          lo stesso giorno è intervenuta pubblicamente anche Cristina Carbognani, presidente di Confapi che, in merito al ruolo delle associazioni malavitose, ha dichiarato: “La nostra associazione promuove tra gli associati linee-guida e prassi virtuose con un duplice scopo: da una parte preservare la parte del sistema economico territoriale da possibili e temibili aggressioni mafiose, dall’altro favorire la collaborazione fra imprese sane ed emarginare quelle che attingono linfa dal tessuto criminale. L’associazione inoltre si è resa garante dell’affidabilità delle proprie imprese, attraverso il monitoraggio costante delle loro credenziali”. La Carbognani ha dichiarato inoltre: “Chiediamo pubblicamente che vengano resi identificabili i nominativi coinvolti per non criminalizzare un intero sistema di imprese virtuose che permangono sul territorio e sono già duramente colpite dalla crisi”;

-          nei giorni scorsi Iren ha revocato l’incarico ad un consorzio reggiano di imprese edili perché la prefettura ha negato il certificato antimafia.

RITENUTO CHE

-          tali sodalizi criminali non possono più essere considerati come semplici infiltrazioni mafiose, bensì debbono essere ritenuti a tutti gli effetti veri e propri soggetti economici amalgamati nel tessuto economico regionale;

-          questi soggetti in taluni casi si aggiudicano appalti pubblici e privati espandendo sempre di più il loro potere economico sul territorio dando il via ad un circolo vizioso che, se non viene ostacolato duramente sin da ora con ogni mezzo e strumento disponibile, difficilmente potrà essere contrastato in seguito;

-          come evidenziato dalla Dia nessun territorio dell’Emilia Romagna è risultato impermeabile all’avanzata dei clan meridionali, che si sono lanciati nel business del riciclaggio e delle operazioni finanziarie per far riapparire i capitali di provenienza illecita nei circuiti dell’economia legale.

RICONOSCIUTO CHE

-          il nuovo modello di sicurezza, portato avanti dal Ministro dell’Interno Roberto Maroni, poggia su tre pilastri fondamentali: le Forze dell’Ordine, a cui va tutto il nostro plauso per il loro incessante lavoro di controllo del territorio, i diversi livelli istituzionali di governo e i cittadini, coinvolti in modo organizzato e controllato nel controllo del territorio;

-          l’approccio del Ministro dell’Interno al tema della sicurezza urbana e dei territori sta portando a eccezionali risultati dal lato della lotta alla criminalità (sia micro che macro);

-          tra le iniziative attivate dal Ministero dell’Interno vi è la stipula dei Patti territoriali per la Sicurezza con le singole realtà locali, per addivenire ad un sistema integrato di controllo del territorio;

-          a fronte dell’aumentata sensibilità ai problemi della sicurezza delle Comunità, è necessario pervenire alla costruzione di un sistema integrato della sicurezza, che solo attraverso il coinvolgimento della varie istituzioni – in base al principio della leale collaborazione – è possibile realizzare

IMPEGNA LA PRESIDENTE DELLA PROVINCIA SONIA MASINI:

-          a mettere in campo tutti gli strumenti a disposizione per contrastare il fenomeno mafioso che così gravemente sta attaccando il nostro territorio;

-          a prendere coscienza del fatto che la lotta alle mafie, insieme al contrasto alla crisi economica, è una delle maggiori priorità di cui questa Provincia deve farsi carico;

-          a collaborare in modo sempre più evidente, efficace e determinante con gli altri soggetti del territorio che si occupano di azioni di contrasto alle mafie;

-          a non sottovalutare mai la situazione ritenendola marginale;

-          di prendere atto senza se e senza ma che Reggio Emilia è fortemente attaccata da infiltrazioni mafiose, le quali possono essere considerate come veri e propri soggetti economici che agiscono sul territorio;

-          a monitorare il fenomeno e a riferire periodicamente al Consiglio Provinciale le attività in contrasto alla mafia svolte dalla Provincia;

-          a valorizzare le imprese virtuose mettendo in campo tutti gli strumenti possibili atti a rimuovere i comportamenti illegali che alterano il mercato e la libera concorrenza, e ad aumentare i controlli nei cantieri.

Gruppo Consiliare Lega Nord Padania

Provincia di Reggio Emilia

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